Come utilizzare il Pensiero Sistemico nelle aziende e per i manager: intervista a Roberto Beretta - SKOPIA Blog

Come utilizzare il Pensiero Sistemico nelle aziende e per i manager: intervista a Roberto Beretta

Parliamo di pensiero sistemico insieme a Roberto Beretta, professionista attivo nella Direzione Rete Agenziale di un primario Gruppo Assicurativo Italiano

Dopo la partecipazione al corso -Skopìa “Strumenti digitali per mappare i sistemi e problemi complessi” e aver concluso la sua formazione con professionista di Previsione Strategica, Roberto Beretta ci racconta la sua esperienza con il Pensiero Sistemico e in che modo adottare questi approcci gli è stato utile nel suo lavoro. 

La scoperta del Pensiero Sistemico come lente di lettura del reale

Roberto si è avvicinato al Pensiero Sistemico durante il Covid19: la pandemia, con la sua imprevedibilità, ha messo molti imprenditori, professionisti e manager davanti alla necessità di iniziare a guardare al presente con altri occhi.

D: Come ti sei avvicinato al pensiero Sistemico?

R: L’avvicinamento al pensiero sistemico è avvenuto nel periodo “buio” del lockdown, dovuto alla pandemia di Covid 19.

Emergeva da quell’esperienza la complessità del reale in cui siamo tutti immersi quotidianamente e la difficoltà che abbiamo nel comprendere in profondità l’articolazione delle relazioni che ci legano nei diversi livelli e ruoli delle nostre vite: casa, lavoro, amicizie, attività, tempo libero, ecc.
In quel periodo, dopo aver superato la malattia – e avendo avuto l’opportunità di poter lavorare in smart working – ho avvertito la necessità di dedicarmi ad approfondire questi temi.

A partire da settembre 2020, grazie al Complexity Institute di Marinella De Simone e Dario Simoncelli, ho avuto la fortuna di incontrare gli studi di complessità nell’ambito della prima edizione del Master in Complexity Management; ne ho ricevuto un profondo e ricco quadro di riferimenti metodologici e filosofici inattesi e poco conosciuti. Con quell’esperienza ho conosciuto i primi rudimenti del pensiero sistemico, ripresi e ampliati poi grazie al Percorso di Professionista di Previsione Strategica di -skopìa, che mi ha offerto un robusto framework per approcciare gli studi e gli esercizi di futuro. Avendone colto il potenziale, ho deciso di approfondire questi studi con i corsi di -skopìa dedicati al Pensiero Sistemico

D: Quali elementi del pensare Sistemico ti stimolano maggiormente e perché? 

R: Del Pensiero Sistemico mi affascinano alcuni concetti filosofici e idee pregnanti: 

  • “tutto è collegato” e i sistemi non possono crescere per sempre, ma tendono a livelli diversi di equilibrio; 
  • in un sistema contano gli elementi che lo compongono, certo, ma anche e soprattutto le relazioni che tra loro si instaurano e che possono portare a dinamiche bilancianti o rinforzanti;
  • la debolezza dei nostri modelli mentali, che ci impediscono di capire che causa ed effetto spesso non sono strettamente correlati nel tempo o nello spazio;
  • la maggior parte delle cause dei problemi che rileviamo sono endogene al sistema e non esogene;
  • i diversi sistemi hanno strutture ricorrenti e possono essere studiati come modelli, di cui però è utile ben definire cornici temporali e spaziali.

Questi principi – ed altri che si apprendono durante i corsi di Pensiero Sistemico – ci aiutano a “cambiare occhiali” nel vedere la realtà; dopo questi corsi è difficile continuare a leggere nello stesso modo un articolo di giornale, ascoltare un servizio di un telegiornale o pensare alle proprie interazioni quotidiane: insomma, ne apprezzo il forte potere di stimolazione e di rottura degli schemi logici e interpretativi che impediscono di vedere il potenziale che “è in cammino”.

Il pensiero sistemico per i manager nelle grandi imprese

Dopo aver studiato in maniera approfondita il Pensiero Sistemico, ed essendone rimasto affascinato, Roberto ha provato ad introdurlo nella propria quotidianità lavorativa, avendone anche intuito i vantaggi competitivi che poteva portare.  In particolare, nella sua esperienza Roberto ha riscontrato come l’utilizzo di strumenti digitali aumenta la consapevolezza delle persone all’interno dei gruppi di lavoro sulle relazioni tra elementi che compongono un problema complesso all’interno di un sistema, aiutando a mapparlo.

Questi strumenti quindi diventano indispensabili per facilitare il lavoro in team, anche in ottica anticipante, per progettare futuri auspicabili. 

D: Hai fatto tentativi di introdurre il pensiero sistemico nella tua quotidianità? Ti va di raccontare i benefici incontrati?

R: Sì, ho provato e sto provando ad introdurre alcuni principi e strumenti.
Il principale vantaggio che ho rilevato è il “potenziale anticipatorio”: ovvero, cercando di tenere in considerazione le conseguenze sistemiche del proprio operato e del proprio gruppo di lavoro, è come se ci si abituasse a mettere “in primo piano” le relazioni, a “stare un passo avanti”, a guardare “il passo che ancora si deve fare”, ad immaginare le reazioni degli altri, prima ancora di agire. Nell’ambito della gestione dei progetti, i principi e gli strumenti del pensiero sistemico aiutano a stimolare la riflessione dei gruppi di lavoro, a immaginare e a visualizzare gli impatti potenziali delle diverse scelte e attività di progetto.

D: Quanto utili possono essere, acquisita una base teorica adeguata, gli strumenti digitali per mappare i sistemi? Possono essere utili per migliorare la descrizione dei temi che si stanno affrontando?

R: Assolutamente sì! L’ho sperimentato più volte nelle attività di esercitazione in aula e in qualche esperienza lavorativa: la visualizzazione tramite strumenti digitali aiuta il gruppo di lavoro a ragionare sulle relazioni e sulle dinamiche di un problema. Lavorando in maniera ciclica e ricorsiva su una mappa causale, il gruppo di lavoro affina e arricchisce la propria conoscenza del problema e delle possibili aree di intervento; diventa anche uno strumento per immaginare la dinamica di applicazione e di impatto di uno o più possibili interventi o azioni.

D: Un’ultima domanda: vedi il pensiero sistemico in generale e gli strumenti digitali come uno strumento di facilitazione per il lavoro di team per fare “lavorare” l’intelligenza collettiva?

R: È un potentissimo strumento di stimolo dell’intelligenza collettiva!
La mappa causale consente di focalizzare l’attenzione di tutto il gruppo sullo stesso oggetto, riducendo i rischi di fraintendimenti e di disattenzione. La facilità di creazione di queste mappe offerta da strumenti digitali come Loopy, Kumu, Vensim o Cauzality, consente poi l’esplorazione in tempo reale delle diverse ipotesi che possono emergere durante una sessione di lavoro.

Altro aspetto da non trascurare è che, nel caso di sessioni di lavoro distribuite nel tempo, la mappa funge da “verbale” della riunione precedente ed è di utile supporto nella ricostruzione dei percorsi logici e delle argomentazioni generate nei precedenti incontri da parte dell’intelligenza collettiva del gruppo.
La mappa diventa “l’oggetto” su cui è facile far convergere l’attenzione di tutti i membri del Team.

L’esperienza di Roberto fa riflettere su quanto sia importante oggi, per imprese e organizzazioni di ogni tipo, adottare un approccio sistemico e anticipante, che permette non soltanto di prepararsi ai futuri navigando l’incertezza, ma anche di migliorare la qualità del lavoro dei singoli e dei team, acquisendo di fatto un vantaggio competitivo nel presente.

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Gaetano Stroppari
Gaetano Stroppari
Esperienza ventennale i in ambito bancario e aziendale, a livello nazionale ed internazionale, si occupa di supporto manageriale, organizzazione, consulenza di processo e trasformazione organizzativa.