I futuri delle criptovalute tra evoluzione della finanza e geopolitica

I futuri delle criptovalute tra evoluzione della finanza e geopolitica

L’evoluzione delle criptovalute nel prossimo futuro verso nuovi assetti decentralizzati dei sistemi monetari ed economici

Bitcoin e le altre principali criptovalute sono arrivate ai massimi storici per poi crollare rovinosamente, come è già successo svariate volte, in attesa della prossima impennata. 

Affrontiamo insieme il tema dell’evoluzione del Bitcoin e delle criptovalute nel contesto economico globale, esplorando passo dopo passo le idee principali, spiegando come il Bitcoin sia passato da una valuta digitale di nicchia a un asset di interesse nazionale e come le criptovalute possano influenzare la posizione finanziaria degli Stati Uniti e di altre nazioni. 

L’ascesa del bitcoin nel panorama economico globale

Alla fine del 2024 il Bitcoin ha consolidato la sua posizione come principale criptovaluta globale, raggiungendo una capitalizzazione di mercato di quasi 2 trilioni di dollari, un valore che supera di oltre quattro volte quello di Ethereum e perfino il valore complessivo dell’argento a livello mondiale.  

Questo risultato riflette una crescente fiducia da parte degli investitori e un’adozione sempre più ampia, favorita anche dall’interesse di grandi istituzioni come BlackRock e Tesla, Microsoft e Amazon e gli stati di Texas e Pennsylvania, Argentina, El Salvador e Bhutan, che hanno già creato riserve statali o aziendali di Bitcoin o si apprestano a farlo, contribuendo alla sua legittimazione nel panorama finanziario tradizionale.  

Nato come valuta digitale decentralizzata, il Bitcoin si è convertito progressivamente in una riserva di valore, simile all’oro, grazie al suo limite di offerta algoritmicamente predeterminato, che lo rende immune all’inflazione. Di qui la tendenza per cui il Bitcoin potrebbe assumere un ruolo sempre più centrale come asset rifugio e strumento di diversificazione finanziaria a livello globale. 

L’interesse politico e strategico degli USA verso il Bitcoin

Le dichiarazioni di Trump, che ha paragonato il settore delle criptovalute all’industria dell’acciaio di un secolo fa, sulla volontà di trasformare gli Stati Uniti nella “superpotenza del Bitcoin” rappresentano un chiaro segnale in questo senso. 

Le sue proposte di deregolamentazione e sostegno all’industria cripto rispondono anche a esigenze più profonde, come la crescente de-dollarizzazione a livello globale e il peso del debito pubblico. Con diversi paesi che riducono progressivamente la loro dipendenza dal dollaro e il bisogno di mantenere alta la domanda di titoli di stato per finanziare il deficit, questa apertura all’acquisto di una quota significativa dell’offerta complessiva, pari al 5%, per un valore stimato di 68 miliardi di dollari, è una mossa per diversificare le basi economiche del Paese e consolidarne la rilevanza economica internazionale.  

La riduzione della regolamentazione punta a incentivare l’innovazione tecnologica, semplificando le attività imprenditoriali e favorendo una maggiore trasparenza grazie alla creazione di un consiglio consultivo specifico. Parallelamente, viene riconosciuta l’importanza dell’energia per il mining di criptovalute, con l’intenzione di garantire forniture adeguate e prevedere possibili sussidi.  

Il ruolo delle stablecoin nel rafforzare il dollaro USA

Le stablecoin (letteralmente “monete stabili”) sono un tipo particolare di criptovalute, ovvero valute digitali basate sulla tecnologia della blockchain, che però si differenziano dalle criptovalute tradizionali come Bitcoin o Ethereum. 

Infatti, mentre queste ultime subiscono forti variazioni di prezzo a causa della speculazione e della volatilità di mercato, le stablecoin sono progettate per mantenere un valore stabile nel tempo, ancorato o collegato a una valuta tradizionale, detta valuta fiat (cioè la moneta ufficiale emessa da un governo, come euro o dollaro). Di solito è il dollaro statunitense, attraverso un rapporto di cambio fisso 1:1 garantito dalla presenza di riserve reali detenute dagli emittenti, che custodiscono dollari o asset equivalenti in conti bancari o strumenti finanziari sicuri. 

Questo meccanismo consente a chi possiede stablecoin di convertirle in qualsiasi momento in moneta tradizionale, assicurando fiducia e stabilità

Questa caratteristica apre a scenari futuri in cui questi strumenti digitali finiranno per integrarsi sempre più nelle economie globali, aggirando l’attuale supremazia delle valute statali e introducendo nuovi paradigmi di stabilità finanziaria basati su infrastrutture decentralizzate. Già ora giocano un ruolo cruciale nel mercato delle criptovalute e rappresentano il 75% delle transazioni complessive.  Poiché il 99% di queste è legato al dollaro, ciò rafforza il ruolo dominante della valuta americana a livello globale.  

Gli USA intendono sfruttare strategicamente l’espansione delle stablecoin come strumento per contrastare i rischi di de-dollarizzazione globale, compensando l’eventuale calo di interesse dei tradizionali investitori esteri verso i titoli di Stato e puntellando la centralità economica e finanziaria del dollaro in un panorama globale sempre più multipolare. 

Negli ultimi decenni, infatti, si è registrata una significativa riduzione della quota del dollaro nelle riserve valutarie globali, passata dal 73% nel 2000 al 58% nel 2022, con paesi come Cina e Giappone che riducono le loro riserve di titoli di stato statunitensi. Tale dinamica comporta implicazioni rilevanti per gli Stati Uniti, poiché una minore domanda estera rende più complesso finanziare il debito pubblico a tassi vantaggiosi. Inoltre, il ritmo di crescita degli investimenti esteri nel debito USA è drasticamente rallentato, passando da un incremento annuo del 13% tra il 2000 e il 2012 a solo l’1% dal 2013 in poi. Questo declino accentua il deficit di domanda per i titoli di stato, aggravando ulteriormente la pressione sul sistema finanziario americano

Ciò detto, è facilmente intuibile che il resto del mondo non resterà a guardare. Assisteremo alla creazione di stablecoin ancorate a valute diverse dal dollaro, come l’euro, lo yuan o lo yen, per proseguire la riduzione della dipendenza dal sistema finanziario statunitense, favorendo una maggiore diversificazione e riequilibrando il potere economico tra le principali aree valutarie. Parallelamente, ci sarà l’emergere di stablecoin basate su panieri di valute, che potrebbe offrire una maggiore stabilità, in quanto pensate per mitigare la volatilità associata a singole monete e creare un nuovo standard di riferimento nel mercato delle criptovalute. Tuttavia, la trasformazione più significativa è quella già in atto da diversi anni, su iniziativa delle banche centrali delle economie emergenti prima e dell’eurozona poi: l’ingresso diretto delle banche centrali che, a differenza della Fed, ormai legata a BTC (come mezzo di superamento del petrodollaro, ormai non più accettabile né ecologicamente né geopoliticamente), intendono emettere le proprie valute digitali ufficiali, in concorrenza con le stablecoin private, in un nuovo ordine finanziario globale in cui il controllo monetario e la sovranità statale si intrecciano virtuosamente con le logiche decentralizzate della finanza digitale, senza che un polo schiacci l’altro o che organizzazioni criminali riescano a tenere in ostaggio intere nazioni facendo leva su questa o quella criptovaluta.

Verso un nuovo ecosistema economico e monetario

Siamo verosimilmente alle soglie di una trasformazione profonda del sistema economico e finanziario internazionale che ha le carte in regola per incentivare una maggiore trasparenza e responsabilità nelle politiche economiche globali.  

L’integrazione sempre più intensa delle criptovalute nell’architettura economica globale apre scenari variegati e promettenti. Per esempio, come accennato, l’emergere di criptovalute sovranazionali sostenute da coalizioni internazionali potrebbe ridurre la dipendenza dalle valute tradizionali come il dollaro. Tali valute potrebbero facilitare scambi transfrontalieri più efficienti, riducendo i costi di transazione e abbattendo le barriere economiche tra le nazioni.  

Le economie emergenti potrebbero utilizzare il Bitcoin per stabilizzare le proprie valute nazionali, riducendo la loro vulnerabilità alle fluttuazioni del dollaro e promuovendo una maggiore autonomia economica. 

Parallelamente, la creazione di riserva strategiche di Bitcoin potrebbe anche fungere da catalizzatore per lo sviluppo di infrastrutture blockchain avanzate, favorendo l’emergere di nuove applicazioni decentralizzate in settori come la logistica, la sanità e l’energia.  

Un altro possibile sviluppo è l’integrazione delle criptovalute con le tecnologie emergenti, come l’intelligenza artificiale e l’Internet delle cose (IoT). Questa sinergia potrebbe dare vita a ecosistemi finanziari altamente automatizzati e personalizzati, capaci di rispondere in tempo reale alle dinamiche del mercato e alle esigenze individuali degli utenti. Tali innovazioni potrebbero rendere il sistema finanziario più resiliente e adattabile. 

Infine, l’attenzione crescente verso l’efficienza energetica nel mining e le soluzioni basate su energie rinnovabili potrebbe trasformare le criptovalute in strumenti non solo di liberazione finanziaria, ma anche di responsabilità ambientale, integrando obiettivi economici e ambientali in un’unica visione di progresso monitorato. 

In sintesi, il futuro delineato dalle tendenze attuali dovrebbe riuscire a catalizzare un consenso politico bipartisan in grado di sostenere questo sforzo nel lungo periodo, globalmente, in modo da trasmettere alle generazioni a venire un ordine finanziario globale più affidabile di quello esistente, passando dalla logica del controllo centralizzato a quella della collaborazione distribuita, dove la fiducia non è più garantita da istituzioni, ma da protocolli condivisi. 

Ciò, naturalmente, comporterà una ridefinizione complessiva del concetto di valore e scambio, nonché dei rapporti economici tra individui, comunità e nazioni. 

Stefano Fait
Stefano Fait
Stefano Fait è un OSINT specializzato in decifrazione di dati complessi, identificazione di segnali deboli / trend emergenti socio-economici e finanziari e costruzione di scenari. Già co-fondatore di -skopìa international, si occupa di sviluppo di strategie (capitale cognitivo) per imprese e investitori.