Ripubblichiamo un articolo scritto qualche mese fa dal nostro amministratore delegato, Antonio Furlanetto, per la rivista Risk Management News n. 76 di ANRA, l’associazione dei risk manager italiani, per tornare a porre l’attenzione sul rischio e sul Risk Management Anticipante.
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Ma entriamo un po’ di più nel dettaglio. Che cos’è il Risk Management Anticipante? E quando si usa nell’ambito delle strutture e delle organizzazioni complesse?
Il risk management si basa sulla possibilità di avere informazioni per conoscere e calcolare il rischio. Il futuro però è il regno dell’incertezza, proprio a causa della carenza di informazioni: in questo caso per anticipare i rischi sistemici sono necessarie analisi più ampie e l’uso della tecnologia.
I cosiddetti “rischi sistemici” sono noti e studiati da tempo soprattutto in ambito finanziario partendo da un’accezione semplice: si tratta di discontinuità forti, anche cambiamenti epocali che prendono le sembianze di uno squilibrio. Un sistema perde il suo baricentro, entra in crisi a volte fino all’autodistruzione.
In pratica perde la capacità di resistere alle perturbazioni, non riesce ad assorbire un cambiamento violento e diventa fragile, cioè perde la capacità di essere resiliente. E gli impatti possono diventare devastanti. I rischi sistemici innescano una serie di ripercussioni che si trasformano in tempi rapidi in escalation.
Una caratteristica che li rende molto simili ai rischi catastrofali di origine naturale e quindi identificabili spesso come wild card o “cigni neri” nel linguaggio sia dei risk manager che dei futuristi. Come è successo con la pandemia di Covid-19 che ha messo a dura prova le strutture sanitarie ed in particolare le RSA.
Presentano dunque dinamiche definite e percepite spesso come “shock” a causa di una persistente tendenza degli ambiti interessati a sottovalutare le interconnessioni e interdipendenze. Oltre alla complessità e non-linearità sono dunque una scarsa consapevolezza e una inadeguata percezione di tali rischi a tutti i livelli a ingigantirne le conseguenze e aumentarne il potenziale distruttivo.
Non bisogna tuttavia dimenticare che questi stessi rischi hanno un’enorme forza propulsiva verso la trasformazione e, a volte, verso il progresso dei sistemi che mettono in crisi.
In generale, genesi e conseguenze del verificarsi di un rischio sistemico investono organizzazioni, istituzioni o addirittura Paesi a livello di governance a tal punto che le stesse non ritornano mai più come prima, non avviene un “ripristino”.
Il verificarsi di un rischio sistemico ha connotazioni storiche precise, è individuato da date o periodi ben identificabili, perché spesso vi è una tardiva consapevolezza di ciò che era spesso già ampiamente visibile e persino prevedibile da tempo. Come una sorta di oblio collettivo o di incapacità di riconoscere i nessi e i segnali di allarme.
L’assicurazione per l’interruzione di esercizio di attività produttiva (BI) nasce nel 2012 quando l’allagamento di interi parchi industriali in Thailandia interrompe catene di fornitura vitali (piastre madri per computer) e diventa un problema globale. Il rischio esisteva già prima e i fatti del 2012 lo hanno portato di colpo alla consapevolezza degli addetti ai lavori.
Altro esempio è oggi la pandemia da Covid-19. Il rischio di pandemie globali era ben noto e prevedibile molto prima, nonostante elementi concomitanti di forte imprevedibilità.
Sono in fondo rischi che sfidano l’analisi e la gestione convenzionale del rischio, quello che i futuristi definiscono “risk management reattivo” (RMR).
Una gestione complementare dei rischi, che integra la solidità del RMR, ricorre a uno strumentario nuovo: quello degli Studi sui futuri. E per questo lo chiamiamo Risk Management Anticipante (RMA).
La ISO Guide 73 Risk Management – Vocabulary della famiglia della norma ISO 31000:2018 definisce il rischio come l’«effetto dell’incertezza sugli obiettivi». Facile esser d’accordo su questa definizione. Fornisce poi la seguente definizione di incertezza: «lo stato, anche parziale, di assenza di informazioni relative alla comprensione o conoscenza di un evento, delle sue conseguenze o della loro frequenza». Questa definizione è insoddisfacente dal punto di vista dei Futures Studies. Provo a spiegarne il motivo.
È L’INCERTEZZA LA CARATTERISTICA DEL FUTURO
La principale differenza tra rischio e incertezza è che il rischio è calcolabile perché gli eventi che presentano rischi hanno una distribuzione nota in senso statistico. Gli eventi incerti, invece, non hanno una distribuzione nota. Ai rischi si può dunque applicare il calcolo di probabilità, alle incertezze no. L’incertezza degli eventi autenticamente incerti è strutturale e non dipende dalla mancanza di informazioni. La stragrande maggioranza degli eventi futuri è autenticamente incerta.
Il futuro non fornisce dati o non siamo ancora in grado di comprenderli. Tutti i dati per estrapolare previsioni in qualsiasi disciplina provengono dal passato.
Attribuiamo valore alle informazioni/dati proprio perché riducono l’incertezza e di conseguenza siamo propensi a considerare l’incertezza “scomoda”.
Teorie e prassi tradizionali del RMR considerano che vi sia continuità tra rischi e incertezze. Il RMA afferma invece che esiste una discontinuità tra rischi e incertezze autentiche. Al di là di un dato livello di incertezza non c’è mancanza di informazione, ma inconoscibilità. Per esplorare mondi sconosciuti è necessario avere gli strumenti giusti.
Il RMR si concentra sull’organizzazione interna, si occupa prevalentemente di sistemi chiusi, è guidato da schemi di processo “semplificati” e si basa sostanzialmente su profili di rischio noti.
Per poter affermare qualcosa di scientificamente e metodologicamente valido su eventi futuri, la gestione del rischio dovrebbe essere ispirata dall’Anticipazione e implementare i suoi metodi di indagine, ad esempio gli esercizi di futuro.
Il RMA analizza anche i contesti esterni, è guidato da una prospettiva di sistemi aperti e si occupa di profili di rischio emergenti e sconosciuti.
Gli standard di ERM adottano un approccio pragmatico basato su una forte impronta “procedurale”, con un apparato di metodologie normative che fornisce definizioni semplici e “utilizzabili” in sistemi chiusi considerati come “meccanismi”. Ma tutti i sistemi sociali in realtà sono sistemi complessi più affini al concetto di organismo. Alcune “dimensioni” importanti non sono indagate dall’ingegneria del rischio, tra queste: le incertezze autentiche, la dimensione psicologica/percettiva e il significato sociale dei rischi, i diversi punti di vista, i rischi di medio e lungo termine, la comunicazione del rischio.
Il RMR diventerà sempre più predittivo grazie alle tecnologie, in particolare dell’IA, spostando in avanti il limite delle incertezze autentiche che resteranno comunque decisive per la governance a medio e lungo termine.
Oltre la definizione classica del processo di gestione del rischio («Attività coordinate per dirigere e controllare un’organizzazione in relazione al rischio»), il RMA ci fornisce una visione più olistica perché è gestione del rischio + “gestione dell’incertezza” assieme.
I risultati della ricerca sul campo indicano che gli approcci basati esclusivamente su valutazioni del rischio “tecniche” promuovono i conflitti sociali, minano il consenso sulle misure per mitigare i rischi e ostacolano i processi decisionali: le parti interessate dovrebbero essere coinvolte nelle decisioni sulla mitigazione.
La doppia strategia del RMA può aiutare i decisori, le comunità e le strutture complesse come gli ospedali, le RSA e gli altri luoghi di cura e riabilitazione a prepararsi meglio ai rischi sistemici e alle loro conseguenze.