LABORATORI DI PENSIERO SISTEMICO PER SOLUZIONI LUNGIMIRANTI A SFIDE COMPLESSE
Sono stati svolti, in collaborazione tra –skopìa[Education] e APPA (Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente) dei laboratori formativi innovativi. Questi laboratori sperimentali, implementati nelle scuole secondarie di secondo grado del Trentino, sono stati ufficialmente inseriti nel programma nazionale delle iniziative per la settimana di educazione alla sostenibilità 2021, promossa dalla Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO (Associazione per la Commissione Nazionale UNESCO Italia Onlus).
L’idea nasce dalla definizione di think tank: in inglese letteralmente “serbatoio di pensiero”, traducibile con laboratorio d’idee, o gruppo di riflessione, che nella sua accezione originale si occupa di analisi delle politiche pubbliche in vari settori (dall’economia alla scienza e la tecnologia).
In questo caso i temi (complessi e sistemici) sono derivati dagli obiettivi riconosciuti come prioritari nella Strategia Provinciale di Sviluppo Sostenibile (SproSS): economia circolare, cambiamento climatico, biodiversità, mobilità, acqua.
Cosa sono questi laboratori?
Ciascun laboratorio è iniziato con una prima introduzione agli strumenti di Pensiero Sistemico e la loro applicazione nella comprensione di problemi complessi legati ad obiettivi di sostenibilità su scala locale.
In pratica, nel corso di una mattinata studenti e studentesse hanno collaborato in una “modellazione partecipativa” per produrre una “mappa causale” con cui esplicitare variabili e processi alla base dei cambiamenti rilevanti per la sostenibilità e con cui definire “soluzioni sistemiche”, cioè con effetti desiderabili nel medio e lungo termine, anziché soluzioni puntuali o episodiche.
Qual è lo scopo?
Lo scopo è stato duplice: introdurre operativamente al Pensiero Sistemico, aiutare quindi studenti e studentesse a comprendere le complessità dei processi di cambiamento e identificare possibili iniziative verso la sostenibilità basate sulle strutture sistemiche anziché su singole variabili decisionali.
Quale metodo è stato utilizzato?
Lo sviluppo del laboratorio ha seguito un originale schema di facilitazione ispirato al “modello Iceberg”. Questo modello, proposto inizialmente da Donella Meadows, distingue diversi livelli della realtà tra: eventi, andamenti ricorrenti (pattern), strutture sistemiche e modelli mentali. Distinguendo i diversi livelli permette di arricchire le modalità di intervento: da un approccio reattivo di chi osserva solo gli eventi, a quello anticipante di chi osserva i cambiamenti nel tempo e cerca di prepararsi al prossimo, a quello trasformativo di chi cerca di cambiare il sistema osservato cambiando le sue strutture sistemiche (relazioni tra elementi o variabili) o i modelli mentali che lo supportano.

Quali risultati?
Ciascun laboratorio ha prodotto una mappa causale che illustra le principali variabili connesse alle cause e alle conseguenze del cambiamento in una “variabile chiave” selezionata per rappresentare una precisa direzione di sostenibilità.
Tale mappa (esempio) essendo basata sulla conoscenza dei partecipanti e sulla loro discussione in sole 3 ore è da considerarsi un punto di partenza per ulteriori sviluppi e ricerche, eventualmente da correggere e validare. Nonostante incomplete e approssimative, queste mappe causali illustrano livelli di complessità raramente considerati dai decisori oggi (per quanto esperti spesso limitati in un “pensiero lineare” o settoriale).
Quali implicazioni pratiche?
Lo schema di facilitazione è replicabile da parte di educatori, docenti, formatori, facilitatori e attori di cambiamento in generale per integrare la comprensione della complessità dei sistemi nelle pratiche partecipative e formative.