Governare con la Previsione Strategica - SKOPIA Anticipation Studies Blog

Governare con la Previsione Strategica

Questo è il primo di una serie di articoli dedicati ad un concetto e uno strumento molto importante per l’Anticipazione ovvero lo Strategic Foresight o Previsione Strategica, anche se nella traduzione italiana si perde un po’ l’elemento autenticamente esplorativo che discende dagli Studi sui Futuri.

Per alcuni decenni le metodologie di previsione sociale basate sui futuri sono state considerate di nessuna o di secondaria importanza rispetto alle metodologie di previsione e modellizzazione matematica e statistica basate su dati del passato, anch’esse strumento indispensabile ma non esclusivo dell’Anticipazione. Ma il tempo in cui ci troviamo e le discontinuità che dobbiamo affrontare – l’esperienza pandemica ne è un chiaro esempio – , rendono lampante come questi strumenti da soli non sono più sufficienti ed evidenziano la necessità e l’urgenza di un utilizzo costante e ricorsivo della previsione strategica. 

La nuova Commissione dell’Unione Europea e la sua Presidente, Ursula von der Leyen, a partire dal dicembre 2019 hanno indicato il nuovo orientamento delle politiche comunitarie e stabilito l’indirizzo strategico a lungo termine. In questa prospettiva la creazione di una Vicepresidenza alle Relazioni Interistituzionali e al Foresight¸ affidata a Maroš Šefčovič è stata la prima esplicita azione di riconoscimento ufficiale di un potente strumento di pianificazione e gestione di lungo periodo. Nel settembre 2020 la commissione ha pubblicato il primo documento di indirizzo per le attività di foresight dal titolo: “Relazione 2020 in materia di previsione. Previsione strategica: tracciare la rotta verso un’Europa più resiliente” che afferma che “La previsione strategica svolgerà un importante ruolo ausiliare nell’adeguare la definizione delle politiche dell’UE alle esigenze future, garantendo che le iniziative a breve termine siano fondate su una prospettiva a lungo termine.” Politiche che hanno una forte caratterizzazione di futuro in quanto mirano a completare la transizione verso un’Europa verde, digitale e giusta e quindi più sostenibile e più coesa dal punto di vista sociale nonché più resiliente.

Il concetto di resilienza della Commissione è articolato e si avvicina molto al concetto di “resilienza culturale”, sviluppato dalla Scuola di Trento del pensiero anticipante attraverso la teoria del prof. Roberto Poli e portato avanti come obiettivo fondamentale anche dal nostro team.

Difatti la resilienza è definita come “la capacità non solo di resistere alle sfide e farvi fronte, ma anche di attraversare le transizioni in modo sostenibile, giusto e democratico”; non viene evidenziato l’aspetto di bilanciamento per la compagine sociale tra continuità ed identità da un lato e cambiamento e discontinuità dall’altro. Tuttavia si parla di salvaguardia degli scopi fondamentali dell’UE e della sua “integrità in un ambiente dinamico e a tratti turbolento”. Quest’ultimo aspetto coglie uno degli elementi costitutivi dello strategic foresight ovvero la dimensione del “cambiamento” e il suo essere in continuo, rapido, imprevedibile movimento.

Come intende l’UE migliorare la resilienza dei suoi sistemi e, individualmente, dei suoi cittadini/consumatori? 

Mediante l’attenuazione delle vulnerabilità e il rafforzamento delle capacità, conoscenze e abilità,  ovvero ripensando anche “il futuro del benessere, del lavoro, dei mercati del lavoro e delle competenze professionali”. E questo passa da una risincronizzazione degli ambiti di vita che manifestamente presentano accelerazioni differenti: economia e democrazia, tecnologia ed educazione, etica e business (come avviene ad esempio con le politiche per l’Intelligenza artificiale). Argomenti e tematiche di importanza strategica che noi, costantemente e da diversi anni, monitoriamo e indaghiamo non solo durante lo svolgimento di esercizi di futuro, ma anche in favore di una serie di Osservatori di lungo periodo che ci permettono di intercettare semi di futuro nel presente.

Il report UE individua quattro dimensioni interconnesse di priorità per la previsione strategica: sociale ed economica, geopolitica, ecologica e digitale. Ci sembra particolarmente significativo il riferimento all’ambito geopolitico, troppo spesso trascurato sia da chi sforna previsioni di tendenza a breve-medio termine sia da chi presume di pianificare sul lungo periodo basandosi solo sull’evoluzione tecnica e scientifica. I sistemi sociali e quindi politici e quindi etici non possono essere ignorati nella progettualità e nell’idea di governance di lungo periodo.

Ma come la pensano, la definiscono, la applicano la previsione strategica nella EU?

Storicamente non è la prima volta che l’Unione si cimenta con le metodologie degli Studi sui Futuri che sono da tempo in uso, ad esempio, presso il Joint Research Center (JRC) della stessa Commissione. Ci sono persino precedenti illustri nel passato, la prima emersione dell’approccio di pianificazione orientata ai futuri si può far risalire alla Cellule de Prospective del Presidente Jacque Delors nel 1998. Da allora l’Unione ha affiancato anche il foresighting ai consueti metodi di modellizzazione a lungo termine, cioè del cosiddetto forecasting.

Uno dei più grandi esperimenti politici della storia contemporanea, l’Unione Europea, che si basa su un’idea avanzata di cittadino e consumatore e sul superamento del concetto di stato e sovranità così come giunti a maturazione nel XX secolo, ha quindi fatto un passo decisivo verso una visione della pianificazione marcatamente sperimentale e soprattutto di lungo periodo. E questo in tempi non sospetti, cioè alla vigilia dell’irruzione della pandemia di Covid-19 nella vita dei singoli, delle comunità e del sistema produttivo e politico. L’elemento di enorme discontinuità dell’infezione diffusa da coronavirus non ha fatto altro che evidenziare in tutta la sua necessità e urgenza l’utilizzo della previsione strategica.

Un mercato interno e un sistema internazionale di scambi fortemente diversificati nell’UE oltre ad economie sociali di mercato, ecosistemi già in parte sostenibili, sistemi finanziari per lo più solidi e un quadro di governance europea finalmente efficace e funzionante si sono dimostrati un punto di forza per evitare il tracollo dei sistemi sanitari e delle economie dei Paesi membri, anche se con delle vulnerabilità, ad esempio negli approvvigionamenti di determinati beni e servizi critici. Ma anche con carenze di visione sia da parte dei singoli Stati sia da parte comunitaria.

L’applicazione della previsione strategica da parte dell’Unione Europea, vede innanzitutto l’utilizzo dell’intelligenza collettiva per estrapolare “indicazioni utili per la pianificazione, la definizione delle politiche e la preparazione in una prospettiva strategica”. Citiamo ancora: “Non si tratta di prevedere il futuro ma di esplorare diversi futuri plausibili che potrebbero verificarsi, con le opportunità e le sfide che ciascuno di essi comporterebbe.” Musica per le nostre orecchie!  E il riferimento diventa più esplicito parlando di individuazione di tendenze, megatrend e problematiche emergenti nonché di “esplorazione di futuri alternativi” e di “prefigurazione di scenari futuri”.

Come azienda che da anni si occupa di Studi sui Futuri e di Pianificazione Strategica, per noi è confortante sapere che la Commissione è decisa sia a “formare una cultura orientata al futuro nella definizione delle politiche, parte integrante del ventaglio di strumenti per legiferare meglio della Commissione, per esempio nelle valutazioni d’impatto “ex ante”, sia ad esplorare “modalità per realizzare le nostre aspirazioni”. Quest’ultimo un ulteriore concetto cardine per i futuristi.

Ancora più confortante è il fatto che l’integrazione della previsione strategica nella definizione delle politiche debba avvenire “in maniera iterativa e sistematica” in modo da contribuire “a costruire l’intelligenza collettiva in maniera strutturata” per affrontare meglio le sfide che ci attendono: transizione verde e digitale e ripresa post-pandemica.

C’è un’altra affermazione nel documento che ci piace molto e che vorremmo vedere applicata non solo a livello di alte amministrazioni pubbliche, ma anche a livello di enti territoriali e delle singole imprese: “L’agenda della previsione strategica comprenderà attività di previsione orizzontali ed esercizi tematici di ricerca sul futuro”. E qui si parla dunque di “esercizi di futuro”, come quelli che noi stiamo portando nelle aziende e nella PA, con una metodologia robusta ma in continua evoluzione.

Interessante, per concludere, anche il fatto che si accenni a veri e propri “cicli di previsione” con diagnosi su come gli eventi passati abbiano portato alla situazione attuale, lo studio delle evoluzioni future, dei bias culturali e delle visioni collettive, prevedendo anche roadmap, cioè piani d’azione e strategie alternative nei partenariati assieme alla definizione di indicatori adeguati di monitoraggio.

Se vuoi saperne di più, clicca qui per vedere alcuni dei tanti progetti che abbiamo realizzato e scrivici per progettare insieme a noi l’esercizio di futuro per la tua organizzazione.

Alla prossima puntata!

Antonio Furlanetto
Antonio Furlanetto
Dopo la laurea in Germanistica presso la facoltà di Trieste (ma anche Berlino e Lubiana) ha conseguito il Master in Diritto delle Responsabilità Civili presso l'Università di Genova, specializzandosi poi nel problem solving transnazionale e nella risoluzione dei conflitti culturali. Ha frequentato il Master in Previsione Sociale presso l'Università di Trento. Quando approda in -skopìa porta con sé oltre vent'anni di esperienza professionale nel settore delle assicurazioni (sinistri internazionali, fino al ruolo di country manager), nel risk manager (è socio di ANRA) e nel business aziendale per contribuire alla costruzione dei prodotti dedicati alle imprese e alle amministrazioni pubbliche.