La differenza tra Design Thinking, Systems Thinking e Futures Thinking

La differenza tra Design Thinking, Systems Thinking e Futures Thinking

Qual è la differenza tra Design Thinking, Systems Thinking e Futures Thinking? Potremmo dire che è la stessa differenza che passa tra risolvere, comprendere e anticipare i problemi. Ma è cruciale integrare tutte e tre queste modalità di pensiero per anticipare i futuri

Qual è la differenza tra Design Thinking, Systems Thinking e Futures Thinking? 

Design Thinking, Systems Thinking e Futures Thinking: questi termini sono sempre più diffusi, spesso confusi, senza essere veramente sviluppati nelle loro rispettive potenzialità. Proviamo a fare chiarezza e a capire in che modo funzionano queste tre diverse modalità di pensiero e perché è importante integrarle tutte per traghettare  il presente verso scenari possibili e desiderabili.

Design Thinking e Systems Thinking: due metodologie di problem-solving 

Il Design Thinking e il Systems Thinking emergono nel vasto panorama delle metodologie di problem-solving come approcci distinti, ciascuno con un proprio focus e processo. 

Entrambi mirano a offrire soluzioni efficaci, ma la loro prospettiva e la loro metodologia differiscono notevolmente.

Il  Design Thinking: Caratteristiche

Il Design Thinking è un approccio innovativo che pone l’utente al centro del processo creativo e di risoluzione dei problemi. Questo metodo si articola in diverse fasi ben definite: empatia, definizione, ideazione, prototipazione e test.

  1. Empatia: fase cruciale per comprendere profondamente le esigenze, i desideri e le difficoltà degli utenti attraverso l’osservazione e l’interazione diretta, che permettono una raccolta di informazioni dettagliate.
  2. Definizione: i dati raccolti vengono sintetizzati per definire chiaramente il problema da risolvere. Questa fase consiste nel distillare le informazioni per identificare le sfide principali e focalizzarsi sugli aspetti più critici.
  3. Ideazione: una volta ottenuta una comprensione chiara del problema, si passa alla generazione di idee. In questa fase, la creatività è al centro: vengono esplorate numerose soluzioni possibili, incoraggiando a pensare fuori dagli schemi.
  4. Prototipazione: le idee migliori vengono trasformate in prototipi, che possono variare da semplici schizzi a modelli più elaborati. L’obiettivo è creare una rappresentazione concreta delle soluzioni proposte.
  5. Test: i prototipi vengono testati con gli utenti per raccogliere feedback che permettono di affinare le soluzioni, correggere eventuali problemi e migliorare l’efficacia complessiva delle proposte.

Il Design Thinking è quindi particolarmente adatto per affrontare questioni specifiche e attuali: grazie alla sua natura iterativa e flessibile, il Design Thinking promuove l’innovazione e l’adattabilità ed è uno strumento potente per rispondere in modo innovativo alle esigenze degli utenti, ottimizzando prodotti o servizi e garantendo che le soluzioni sviluppate siano realmente in linea con i loro bisogni e aspettative.

Systems Thinking: caratteristiche

Il  Systems Thinking  adotta una visione più ampia e olistica, allo scopo di comprendere i modelli sottostanti e le strutture che guidano il sistema. 

Mentre il Design Thinking può essere descritto come “centrato sull’utente”, il Systems Thinking è “centrato sul sistema” ed esplora le cause profonde dei problemi, coinvolgendo molteplici prospettive e interessi degli stakeholder attraverso complesse per una comprensione più profonda e completa dei contesti complessi, facilitando la progettazione di interventi che siano sostenibili e che abbiano un impatto positivo a lungo termine.

Tra le sue caratteristiche rientrano: 

  • Visione olistica e multifocale:  il Pensiero Sistemico focalizza le relazioni tra gli elementi di un sistema e i diversi sistemi connessi, cercando di riconoscere la “funzione” di un sistema per quello che lo contiene, da cui uno dei principi del ST: “ogni sistema ha sempre una funzione per quello che lo contiene”. Ciò porta ad una visione multifocale attenta al singolo albero e alla foresta contemporaneamente..
  • Analisi delle connessioni tra le parti: le relazioni tra gli elementi costituiscono la “struttura di un sistema”, da questa struttura emerge il comportamento di un sistema; comprendere la struttura di un sistema permette di riconoscere i perché del suo comportamento ma anche mappare le conseguenze multiple di possibili cambiamenti o interventi sullo stesso, spesso poco evidenti. .
  • Esplorazione delle dinamiche del sistema, riconoscere o mappare le dinamiche delle diverse variabili di un sistema aiuta la comprensione delle relazioni tra esse; ciò permette di costruire modelli mentali o formali (ed espliciti) e anticipare come il sistema si comporterà nel tempo e come risponderà a varie sollecitazioni (scenari what-if).
  • Comprensione delle cause profonde di problemi complessi e definizione di soluzioni strutturali: comprendere le strutture e costruire modelli dinamici dei sistemi consente di sviluppare soluzioni con effetti desiderabili nel tempo, sistemiche anziché sintomatiche. 
  • Coinvolgimento degli stakeholder: altro aspetto chiave del Systems Thinking è l’inclusione di molteplici prospettive e interessi degli stakeholder. Questa pluralità di voci permette di ottenere una comprensione più completa del sistema stesso.
  • Prospettiva di lungo termine: considerare le implicazioni a lungo termine delle azioni e delle decisioni aiuta a pensare in prospettiva, evitando soluzioni “toppa” che, sebbene efficaci a breve termine, potrebbero causare problemi futuri o effetti collaterali negativi.

Queste caratteristiche sono essenziali per chiunque cerchi di comprendere e migliorare sistemi complessi, siano essi organizzativi, sociali o tecnologici.

Differenza tra Design Thinking e Systems Thinking

Secondo noi, la principale differenza risiede quindi nella portata (o scopo): il  Design Thinking  si concentra su singoli problemi, mentre il  Systems Thinking  esamina il panorama complessivo e sulla base di questo si concentra sulla migliore definizione del problema (problem setting). 

Ciò è particolarmente cruciale quando trattiamo di problemi spinosi o ambigui o “perversi” (wicked problems), la cui definizione può differire in base alla prospettiva e le soluzioni possibili non sono univoche né definitive. 

Un esempio può essere il problema dei cambiamenti climatici oppure quello del miglioramento del clima organizzativo in una azienda, per i quali non c’è un’unica e generale definizione né un’unica e definitiva soluzione. 

Come dice Ackoff, “sbagliamo più spesso perché risolviamo il problema sbagliato”. Ecco perché occorre integrare questi due approcci per ottenere risultati desiderabili e duraturi.

Come integrare le due modalità di pensiero?

L’integrazione tra Design Thinking e Pensiero Sistemico è più che sommativa: l’approccio del Pensiero Sistemico può integrare il pensiero progettuale (design thinking), dal momento che l’implementazione di un progetto o l’applicazione di un artefatto richiede la comprensione o progettazione del sistema che lo conterrà e dove esprimerà la sua funzione.

Partnership, attività commerciali, risorse, costi, ricavi, prezzi, marketing, branding, vendite, metriche, strategie di innovazione. Questi sono alcuni dei componenti di un’organizzazione (sistema di sistemi) che sono considerati nell’approccio del design thinking. Il Pensiero Sistemico va oltre l’organizzazione stessa, considerando gli stakeholder esterni, l’ambiente, le normative e il modo in cui tutti questi elementi lavorano insieme per raggiungere la visione di un sistema migliore di quello esistente (considerando anche aspetti come la sincronia, la coerenza, l’integrazione e la massimizzazione tra persone, attività, processi, politiche, luoghi e risorse).

Limiti del Design Thinking e Systems Thinking

Il Design Thinking e il Systems Thinking sono entrambe focalizzate sul presente.
Il Design Thinking nasce per affrontare problemi specifici del presente, mentre il Systems Thinking può contribuire a identificare le radici dei problemi e a sviluppare soluzioni che tengano conto di molteplici variabili attive oggi.
Entrambe considerano il futuro come sfondo più o meno esplicito, nella maggior parte dei casi come estensione del presente, per la continuità implicita di mode, bisogni, processi o sistemi.

Ecco perché entrambe le modalità di pensiero hanno bisogno del Futures Thinking. Futures Thinking: caratteristiche

Il Futures Thinking, o pensiero orientato ai futuri, è un approccio strategico che va oltre la mera proiezione del presente o previsione di unfuturo, proponendo una profonda esplorazione delle possibilità e delle alternative che potrebbero emergere.
La sua forza proviene principalmente dalle sue solide basi, rappresentate dall’apparato teorico e scientifico degli Studi di Futuro o Futures Studies: una disciplina che ha quasi ottant’anni di storia e che esplora l’idea di futuro anche sotto il profilo filosofico (sia dal punto di vista epistemologico che da quello ontologico), collegandola ad altre discipline come la teoria dei sistemi complessi, la teoria delle previsioni, la psicologia, il risk management e altre.
Questa base garantisce ai metodi (esercizi di futuro) e alle declinazioni pratiche (Anticipazione, Previsione Strategica) del Futures Thinking robusti presupposti scientifici, a partire dai quali si propone di esplorare futuri possibili e scenari alternativi, a riconoscere i segnali deboli e a sviluppare strategie flessibili, adattabili a contesti diversi dal presente.
In un mondo in cui la tecnologia, la società e l’ambiente stanno cambiando ad un ritmo sempre più veloce, il Futures Thinking diventa un’attitudine chiave, basata su strumenti appositi (propri degli Studi di Futuro e dello Strategic Foresight), per anticipare le sfide future e capitalizzare sulle opportunità emergenti, anche con nuove idee e soluzioni innovative.

(Immagine originale di RScolozzi generata con Dall-E)

Perché integrare le tre metodologie di pensiero

L’integrazione dei tre “pensieri” non solo è vantaggiosa ma necessaria per perseguire cambiamenti desiderabili e concreti nel medio e lungo periodo:

  • il Design Thinking senza una comprensione dei sistemi rilevanti per il contesto e per l’utente (attuale e futuro) rischia di produrre “soluzioni per il problema sbagliato”
  • il Pensiero Sistemico senza la concretezza del Design Thinking rischia di offrire una comprensione profonda e utile ma meno operativa
  • il Design thinking e Systems thinking senza il Futures Thinking rischiano di limitarsi all’innovazione del presente o al miglioramento di sistemi attuali, senza esplorare attivamente una molteplicità di futuri possibili (che potrebbero sorprenderci e farci trovare impreparati)
  • il Futures Thinking senza la concretezza del pensiero progettuale e la profondità del Pensiero Sistemico rischia di limitarsi a visualizzare possibili futuri alternativi o, nel migliore dei casi, definire strategie lungimiranti, o persino anticipanti, ma senza gli strumenti necessari ad accompagnare efficacemente processi di cambiamento all’interno di organizzazioni reali o dei sistemi esplorati. 

“I progetti possono rimanere mere proiezioni di desideri senza la comprensione di come e cosa fa muovere il sistema da A a B” (liberamente tradotto Peter Senge).

In conclusione, integrare Design Thinking, Systems Thinking e Futures Thinking può portare a dinamiche desiderabili più durature, a sistemi nuovi, a cambiamenti trasformativi nel lungo periodo; integrare gli approcci può essere la chiave per affrontare con successo (e meno ansia) la complessità dei problemi contemporanei e di quelli in arrivo. 

Rocco Scolozzi
Rocco Scolozzi
Laurea specialistica in Scienze Ambientali, Laurea di I livello in Sistemi Informativi Territoriali, Dottorato di Ricerca in Ingegneria Ambientale. Negli anni ha acquisito competenze di ricerca sul campo con strumenti qualitativi di ricerca sociale, e sviluppato esperienze di docente universitario, formatore e facilitatore, anche sperimentando approcci originali. Come socio fondatore di -skopìa porta l'approccio sistemico ed ecologico (Systems Thinking - Systems Dynamics) nello sviluppo e applicazione dei Futures Studies. È il responsabile per -skopìa dei Bandi competitivi Europei.