La Storia Dei Futures Studies: Le Origini. Parte Terza - SKOPIA Anticipation Studies Blog

La Storia Dei Futures Studies: Le Origini. Parte Terza

La prima puntata del nostro percorso storico ci ha portato alla scoperta di come è nata e si è sviluppata la disciplina degli Studi sui Futuri principalmente dal punto di vista teorico; nella seconda abbiamo visto invece le prime applicazioni concrete ricordando la ricerca “I Limiti dello Sviluppo” pubblicata dal Club di Roma e il contributo della multinazionale del petrolio Shell che ha elaborato una sua specifica metodologia di costruzione di scenari strategici.

Riprendiamo la terza e ultima tappa di questo nostro racconto concentrandoci sugli anni ’90 del secolo scorso e nello specifico su due ulteriori varianti nella costruzione di scenari: il metodo Manoa e gli scenari Mont Fleur.

Dopo la fine della Guerra Fredda, gli Studi sui Futuri vivono una profonda evoluzione causata da una sempre maggior globalizzazione e dalla diffusione delle tecnologie dell’informazione. In questo periodo la disciplina si frammenta in una serie di indirizzi e il termine foresight diventa sempre più popolare e usato tra gli addetti ai lavori, dando vita alla «terza ondata dei Futures Studies».

Gli anni ’90 sono anche sfondo di due esempi di scenari particolarmente significativi: lo sviluppo del metodo Manoa e l’utilizzo degli scenari di tipo Shell in Sud Africa. 

Il metodo di creazione di scenari denominato Manoa fu sviluppato nell’Hawaii Research Center for Futures Studies da Wendy Schultz e Jim Dator. In quel periodo il Centro era impegnato in un programma di Environmental Scanning promosso e implementato per l’Ufficio di Panificazione Statale delle isole Hawaii. Quest’ultimo era rimasto colpito dalla potenza delle intuizioni raccolte nell’esercizio di futuro, ma allo stesso tempo non sapeva come utilizzare queste informazioni nel concreto. Per rendere più tangibili e strategici questi dati si decise quindi di svolgere un workshop di costruzione di scenari per integrare le sfide che erano emerse nell’esercizio di scansione ambientale in una serie di futuri alternativi per il Paese.

Il metodo Manoa si differenzia in maniera sostanziale dall’esperienza Shell. Se nel metodo Shell la costruzione di scenari inizia con l’identificazione di un problema focale (“cosa ci tiene svegli la notte?”) nel metodo Manoa questo presupposto non è richiesto: lo scopo è infatti creare una libreria di futuri alternativi nei quali testare e analizzare le eventuali problematiche potenziali. 

Il presupposto che sta alla base di questa costruzione di scenari è massimizzare il grado di differenza dei futuri rispetto al presente al fine di eliminare quei punti ciechi che i paradigmi e gli schemi mentali del pensiero corrente e lineare non permettono di individuare, oltre che di identificare possibili wild card e cigni neri. La premessa su cui si basa l’intero metodo è che, come afferma Jim Dator stesso: “le uniche idee che riguardano il futuro dovrebbero apparire assolutamente ridicole”.

Sempre negli anni ’90 si assiste ad un altro esempio di costruzione di scenari di successo, questa volta in Sud Africa e precisamente al Mont Fleur Centre. All’inizio del decennio le negoziazioni post-apartheid erano nel vivo e la nazione era alle prese con una serie di problemi tra cui: declino economico, disgregazione sociale e incertezza politica. La discussione sul futuro del Paese era inoltre resa difficile dalla mancanza di una reciproca comprensione. Il workshop, che si svolse tra il 1991 e il 1992, riunì 22 partecipanti provenienti da diverse fazioni, organizzazioni e partiti politici. Lo scopo finale non era trovare una soluzione perfetta al problema, ma stimolare una discussione condivisa attorno al futuro del Sud Africa nei successivi dieci anni (“The Mont Fleur Scenarios”). Il risultato si concretizzò in quattro scenari, tre dei quali negativi (Ostrich, Lame Duck, Icarus) e uno identificato come desiderabile (Flight of Flamingos)Oltre alla produzione degli scenari come linee guida per prendere decisioni, uno dei risultati fu la creazione di un network di stakeholder che cominciò a lavorare assieme. Al di là delle differenze di pensiero l’aver collaborato insieme ad un progetto condiviso creò delle sinergie durature e si creò inoltre un linguaggio comune, sia tra chi aveva lavorato agli scenari sia all’interno della popolazione, che era stata informata dei risultati attraverso una diffusa campagna mediatica. 

Nell’attualità del XXI secolo i Futures Studies continuano ad acquisire sempre maggior importanza, non solo nell’ambito aziendale, ma anche in quello scolastico e in quello governativo. Uno dei primi Paesi ad aver introdotto gli Studi sui Futuri nei lavori del proprio Parlamento è stata la Finlandia, che a partire dai primi anni ’90 si è posta l’obiettivo di creare un programma di foresight nazionale. In seguito al collasso dell’economia finlandese, avvenuto nel 1992, fu temporaneamente istituita la “Commissione per il Futuro” – prima commissione parlamentare al mondo dedicata alle problematiche relative al futuro – che fu resa permanente nel 1994. Ancora oggi la Commissione si occupa di individuare ed esaminare le opportunità, le minacce e i segnali deboli relativi al futuro, ma non ha il compito di elaborare vere e proprie proposte legislative.

Il sistema di foresight finlandese è composto da una struttura multi-livello in cui dialogano vari protagonisti quali la Finland Futures Academy, la Finnish Society for Futures Studies, la Finland Futures Research Center, le Università, diversi enti privati che utilizzano il foresight, la già citata Commissione per il Futuro oltre che Uffici di Foresight di livello regionale, un network di Uffici di Foresight ministeriali e infine l’Ufficio del Primo Ministro.

Anche negli Emirati Arabi è presente il Ministero degli Affari del Gabinetto e del Futuro, il cui obiettivo è individuare il futuro del Paese e sviluppare strategie che rendano i vari settori della società resilienti alle variabili future. Attraverso la ricerca, la stesura di report e la creazione di workshop ad hoc individua forecast, trend, sfide, impatti delle implicazioni future al fine di fornire futuri alternativi e soluzioni innovative. 

Altri governi che negli ultimi anni hanno dato vita a istituzioni o uffici che utilizzano lo strategic foresight ovvero la previsione strategica, sono il Canada (Policy Horizons Canada), la Corea del Sud (Korea Institute of Science and Technology Evaluation and Planning), il Regno Unito (Ufficio del Gabinetto – Horizon Scanning Programme Team) e la stessa Unione Europea (Scientific Foresight Unit e European Strategy e Policy Analysis System). 

Abbiamo visto in uno dei nostri precedenti articoli “Governare con la Previsione Strategica”, come l’Unione Europea stia cercando di imporre lo Strategic Foresight come strumento di governance nei Paesi membri riconoscendo l’importanza di utilizzare nuovi strumenti e nuove abilità che siano al passo con i tempi che stiamo vivendo. Anche il nostro Paese dovrebbe cogliere il momento storico, soprattutto uscendo dalla pandemia e appropriarsi di questo approccio per rivoluzionare il modo di pensare e per anticipare i prossimi cambiamenti, invece che subirli.

Questa spinta all’innovazione dei metodi di governance non dovrebbe tuttavia riguardare solo le amministrazioni pubbliche e le istituzioni, ma anche le aziende (grandi e piccole), le realtà territoriali, le scuole e i singoli perché non può esserci un vero e proprio cambiamento se non siamo tutti coinvolti e se non prendiamo atto che le abilità che abbiamo acquisito fino ad oggi non sono più sufficienti a garantirci “il successo” negli anni a venire. La Futures Literacy e i servizi di consulenza e formazione forniti da -skopìa puntano proprio ad agevolare questo cambio di paradigma. 

Scrivici per avere maggiori informazioni! 

Fonti bibliografiche

Novàky E., Monda E., Futures Studies in Finland , 2015

Schultz W., Manoa: The future is not binary, APF Compass, Aprile 2015

Son H., The history of Western futures studies, Futures 66, 2015

The Mont Fleur Scenarios, Deeper News, Vol. 7 Num. 1

Sara Boller
Sara Boller