Il metodo “Push the Iceberg” secondo il Pensiero Sistemico  - SKOPIA Anticipation Studies Blog

Il metodo “Push the Iceberg” secondo il Pensiero Sistemico 

Il metodo Push the Iceberg, utilizzato nei laboratori di modellazione partecipativa, fa parte del più ampio quadro di riferimento del Pensiero Sistemico applicato alla sostenibilità

Metodo Push the Iceberg: come abilitare un gruppo, un’organizzazione o una comunità, ad una comprensione condivisa e profonda delle questioni di sostenibilità (ambientale, sociale, economica) e allo stesso tempo aiutarlo a definire proprie iniziative efficaci verso futuri desiderabili?


Le competenze più utili in questo caso sono quelle del Pensiero Sistemico (Systems Thinking). Il Pensiero Sistemico, infatti, aiuta a passare da una visione statica e frammentata del mondo a vederlo come insieme di processi dinamici, interdipendenti e auto-sostenuti.
Tra i vari strumenti e concetti del Pensiero Sistemico c’è, appunto, il “modello iceberg”, all’interno del quale si inserisce e si utilizza il metodo “Push the Iceberg”. Prima di vedere come funziona questo strumento di futuro, capiamo insieme cos’è il modello Iceberg e in che modo aiuta i futuristi a comprendere la realtà per prospettare scenari futuri. 

Modello Iceberg: cos’è e come funziona?

Il Modello Iceberg è una metafora molto diffusa in diversi ambiti (es. psicologia, educazione, formazione) che aiuta a comprendere la realtà come complessa e stratificata e che se vogliamo modificarla dobbiamo guardare e agire in profondità, sull’essenziale che è invisibile agli occhi (ricordando il famoso libro di uno scrittore aviatore).
Come strumento di comprensione dei sistemi, l’iceberg-sistema ha quattro livelli che corrispondono a quattro livelli di conoscenza:

  • La punta dell’iceberg rappresenta ciò che riusciamo a vedere facilmente, gli eventi e gli elementi visibili, ci fermiamo a questo livello quando cerchiamo spiegazioni in base al singolo evento che ha richiamato la nostra attenzione o interesse.
  • Sotto la superficie degli eventi ci sono le tendenze o i cambiamenti nel tempo degli elementi. Per poterli comprendere dobbiamo cercare serie di dati per tracciarne, anche solo qualitativamente, l’andamento nel tempo: crescite, decrescite, lineari o esponenziali, oscillazioni sono alcune modalità di cambiamento. Tali modalità emergono dalle relazioni causali tra variabili e dagli accumuli nel tempo di elementi chiave del sistema, ad esempio kg di polveri sottili nell’aria di una città, soldi in banca, persone in un luogo, ma anche ansia, fiducia, stress in un’azienda o in una scuola.
  • La complessità dei sistemi emerge dalla presenza di cicli di retroazioni (feedback loop) in cui non è possibile separare definitivamente cause ed effetti. Il pensiero “lineare” si ferma un poco prima, per superarlo è utile rappresentare visivamente queste interdipendenze in diagrammi causali (causal loop diagram), i quali permettono di leggere le strutture sistemiche che generano il comportamento dei sistemi.
  • Quando si tratta di sistemi sociali, queste strutture emergono dai modelli mentali degli agenti del sistema: visioni del mondo, credenze o assunzioni (spesso tacite) che fanno reagire al cambiamento di stato delle variabili chiave.
    Ad esempio le reazioni emotive sono circuiti retroattivi: la reazione ad una nostra azione da parte del nostro interlocutore ci fa’ reagire in un certo modo, sono esempi l’escalation di giudizi ritenuti offensivi o la fiducia tra persone, entrambi si autoalimentano in un crescendo (desiderabile o indesiderabile). In modo analogo, i movimenti sociali, le oscillazioni in borsa, l’efficacia o la diffusione di pratiche di sostenibilità sono parte di cicli di retroazioni. Peter Senge definisce i modelli mentali come “presupposti, generalizzazioni o persino immagini profondamente radicate che influenzano il modo in cui comprendiamo il mondo e come agiamo”.  

Riconoscere i diversi livelli è utile per agire più efficacemente e per trovare le leve di cambiamento: variabili in cui un piccolo cambiamento ha effetti significativi (non proporzionali) sull’intero sistema. Queste leve si trovano in profondità, ai livelli di strutture sistemiche e di modelli mentali.
In effetti, riprendendo la metafora: gli iceberg si muovono a causa delle profonde correnti marine non del vento che sferza sulla parte emersa. In pratica, è improbabile cambiare ogni singolo evento per creare un cambiamento reale e continuo, dobbiamo scavare e definire interventi ai livelli più profondi della realtà per trasformarla. Riguardo il concetto di “leve” per cambiare sistemi Donella Meadows (nel suo Pensare per Sistemi) individua 12 tipologie di “azioni ad effetto leva”, ordinate dalla meno efficace a quelle più trasformative. 

Fonte: https://www.academyforchange.org/2019/12/07/leverage-points-iceberg-model-economic-development/

Il metodo Push the Iceberg: un caso concreto 

Sulla metafora dell’iceberg abbiamo sviluppato uno schema di laboratorio denominato “Push The Iceberg – Spingi l’icerberg”, in pratica un esercizio di modellazione partecipativa, dove i partecipanti collaborano nell’esplicitare premesse o assunzioni, nel disegnare diagrammi causali e nell’usare questa “mappa di relazioni” come riferimento per definire interventi efficaci nel tempo per creare dinamiche desiderabili in variabili chiave. In breve, si tratta di costruire, per approssimazioni successive, una conoscenza contestualizzata riguardo a problemi complessi  al fine di individuare “interventi sistemici”.
In collaborazione con APPA (Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente) della Provincia di Trento abbiamo applicato questo laboratorio in vari progetti di educazione alla sostenibilità con docenti e studenti di istituti superiori trentini. Al termine del laboratorio, docenti e studenti hanno cominciato a sviluppare le seguenti capacità:

  1. identificare i sistemi e inquadrare con precisione le questioni associate alla sostenibilità (competenza individuale)
  2. identificare e aiutare il gruppo a identificare le dinamiche chiave in una questione complessa e le strutture sistemiche che le causano (competenza collettiva).
  3. iniziare ad applicare autonomamente strumenti di Pensiero Sistemico nella propria didattica o attività (applicazione pedagogica ed educazione alla cittadinanza).

Per avere un’idea dei primi risultati dopo sole 3 ore di laboratorio si invita a vedere alcuni esempi di presentazioni sviluppate in KUMU sulla mobilità sostenibile e sul turismo sostenibile

Nota per lettura: questi risultati non sono da intendersi come prodotto finito di un’esaustiva analisi di problemi e processi complessi ma lo spunto per un approccio (inquiry-based) all’apprendimento cooperativo (cooperative learning) di Pensiero Sistemico. Le “inesattezze” della mappa causale fanno parte del processo di comprensione e apprendimento “per approssimazioni successive”.

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Bibliografia:
Senge, Peter M. 2019. La Quinta Disciplina. L’arte e la pratica dell’apprendimento organizzativo. A cura di Luigi Maria Sicca. Editoriale Scientifica. 
Meadows, D. H. (2019). Pensare per sistemi. Interpretare il presente, orientare il futuro verso uno sviluppo sostenibile (S. Armenia & SYDIC, A c. Di). Guerini Next.
Scolozzi, Rocco. 2020. «Push the iceberg – a systems and futures-oriented facilitation script for participatory strategic foresight». In . Oslo: System Dynamics Society. https://www.systemdynamics.org/past-conferences.
Jung, H., Kim, Y., Lee, H., & Shin, Y. (2019). Advanced design for successive E-Learning: Based on the successive approximation model (SAM). International Journal on E-Learning. 18(2), 191-204.
Rocco Scolozzi
Rocco Scolozzi
Laurea specialistica in Scienze Ambientali, Laurea di I livello in Sistemi Informativi Territoriali, Dottorato di Ricerca in Ingegneria Ambientale. Negli anni ha acquisito competenze di ricerca sul campo con strumenti qualitativi di ricerca sociale, e sviluppato esperienze di docente universitario, formatore e facilitatore, anche sperimentando approcci originali. Come socio fondatore di -skopìa porta l'approccio sistemico ed ecologico (Systems Thinking - Systems Dynamics) nello sviluppo e applicazione dei Futures Studies. È il responsabile per -skopìa dei Bandi competitivi Europei.